Zenobi, Bandino Giacomo. Storico

di Angiola Maria Napolioni

 

Bandino Giacomo Zenobi nacque a Montegiorgio, attualmente in provincia di Fermo nelle Marche, nel 1934 dal dottor Vincenzo ed Onorina Emiliani, in una famiglia antica e nobile che da secoli era presente nei documenti del comune, cosa che può spiegare il profondo attaccamento con la storia, le tradizioni, gli usi della sua terra che lo accompagnarono per tutta la vita. L’attitudine alla ricerca apparve molto presto, quando il giovane studente passava lunghi pomeriggi a leggere le antiche carte del comune natio. Terminati gli studi liceali, condotti a Fermo, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza di Camerino ove si laureò con una tesi in Storia del diritto italiano, anticipando le tematiche su cui si sviluppò successivamente il suo pensiero : la storia istituzionale ed in particolare quella delle classi dirigenti delle comunità pontificie, che tanta parte ebbe nelle vicende di questa regione.

Nel 1962 si abilitò all’insegnamento di storia e filosofia nei licei e nel 1965 entrò nella carriera direttiva degli Archivi di stato e prese servizio presso l’Archivio di Stato di Firenze. Furono anni di intensa attività, di ricerche e lavoro in archivio, che non rimasero mero adempimento burocratico ma stimolo per studi ed approfondimenti culturali. Nella frequentazione del colto ambiente fiorentino ed attraverso la partecipazione al corso di Archivistica, paleografia e diplomatica maturarono, accanto agli interessi storici, quelli per altre discipline quali l’araldica e la sfragistica che emersero negli studi successivi.

Ma l’interesse per la sua terra non scomparve: nel 1966 si trasferì di nuovo nelle Marche presso la Sovrintendenza archivistica. Iniziò così un periodo che lo vide impegnato nel lavoro di schedatura ed inventariazione a tappeto del vastissimo patrimonio degli archivi comunali delle Marche. Archivista di grande professionalità, oltre a dirigere le attività, non disdegnò di effettuare direttamente le operazioni opportune, realizzando spesso personalmente gli spostamenti necessari, senza pensare alla polvere e al disagio. Le operazioni di riordino condotte da Zenobi su un gran numero di archivi comunali marchigiani, soprattutto nella provincia di Ascoli Piceno, permisero agli studiosi di condurre molteplici ricerche e furono alla base dell’opera Ceti e potere nella Marca pontificia, che dette avvio alla ricca produzione scientifica, a pubblicazioni ed interventi vari quali relazioni a convegni, lezioni e corsi tenuti per l’Amministrazione dei beni culturali ed enti diversi. Opere ove emerse l’originalità dell’interpretazione critica, la vasta e profonda cultura. Lettore instancabile ed ottimo conoscitore di opere storiche, sia generali che di interesse locale, attinse direttamente alle fonti ed agli archivi che conosceva in modo ineguagliabile.

Dalla fine degli anni sessanta iniziò la collaborazione con l’Istituto di storia medievale e moderna dell’Università di Macerata, diretto da Alberto Caracciolo, per poi passare, dal 1977, alla facoltà di Giurisprudenza dell’ Università di Urbino, dapprima come incaricato poi come professore ordinario di Storia moderna.

In quegli anni ricoprì anche la carica di Soprintendente archivistico per le Marche, una prima volta nel biennio 1972-1973 e, successivamente, dal 1979 al 1983.

L’attività scientifica e l’impegno didattico lo assorbirono completamente: tenne lezioni in sedi universitarie estere (Varsavia, 1986), partecipò a convegni nazionali ed internazionali (convegno franco-italiano, Firenze, 1988; convegni della Fondazione Cini, Venezia, 1988-1989), collaborò all’attività scientifica del Dottorato di ricerca in Storia urbana e rurale con sede a Perugia, diresse gruppi di ricerca organizzati dalle Università di Pisa e Bologna, seguì con interesse le attività dell’Associazione nazionale archivistica, partecipando ai convegni e alle varie iniziative. Intervenne anche alle manifestazioni organizzate nelle Marche, partecipando al IV Corso internazionale di alta cultura dedicato a Sisto V, realizzato dal Ministero per i Beni e le attività culturali, con la comunicazione Il governo della periferia pontificia nel Cinque-Seicento, e al convegno dell’Università di Macerata dedicato a Grandi tribunali e Rote provinciali nel tramonto degli antichi regimi, con la relazione I giudici della Ruota di Avignone (1566 -17919); nel 1989 partecipò alla Settimana per i Beni culturali e ambientali, organizzata presso la Soprintendenza archivistica di Ancona, con una lezione dal titolo: Note sull’Araldica italiana in età moderna. Pubblicò monografie storiche, saggi e articoli e aprì con i suoi lavori, tra i quali l’ultimo Le ben regolate città, nuovi settori di indagine per lo studio della società di antico regime.

Animo di alto sentire, riservato e discreto, assai stimato dai colleghi e dagli studenti che seguivano con grande attenzione le sue lezioni, fu apprezzato da tutti per le doti intellettuali e di innata signorilità. Era cavaliere di Grazia e devozione del Sovrano ordine di Malta, consigliere del Collegio araldico e membro di accademie e varie istituzioni scientifiche.

Nell’operare fecondo trascorse i suoi ultimi anni nell’incessante lavoro di ricerca e nell’appassionato impegno accademico sino alla morte che lo colse immaturamente il 3 aprile 1994.

 

 

BIBLIOGRAFIA

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