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Il recupero di documentazione danneggiata da allagamento

A seguito degli eventi sismici che hanno colpito il territorio di Norcia, l’archivio della ex Diocesi ha subito gravi danni alle strutture e all’arredo del deposito, con rovescio dei registri sul pavimento e allagamento di un locale, con danno alla documentazione che si trovava ammassata e incastrata tra le scaffalature.

Si trattava di libri dei capitoli, registri parrocchiali, vacchette delle messe, registri contabili e di documentazione delle Confraternite del SS. Sacramento, della Compagnia del Rosario, della Compagnia della Madonna, dell’opera pia del Monte Frumentario ed altro, datata a partire dal XV secolo. L’archivio andava trasferito con urgenza, come con pressante impegno hanno perseguito le funzionarie incaricate. Tutto è stato condizionato in 344 scatoloni con destinazione Spoleto, archivio storico dell’Arcidiocesi, ma temporaneamente posti presso il deposito dei beni culturali di Santo Chiodo. Per i pezzi gravemente danneggiati dall’acqua, 57 scatoloni, questa Soprintendenza, con personale e mezzi propri, ha provveduto con grande impegno al recupero lavorando in uno spazio a se stante. I due locali dove si operava, muniti di ampie finestre, erano parzialmente scaffalati e lo spazio libero è stato attrezzato con bancali e scatoloni rovesciati per poter aprire le carte umide, arieggiarle e agevolare l’asciugatura; mentre il materiale in condizioni critiche è stato riposto sui ripiani delle scaffalature, coperti con carta. Il lavoro eseguito nel periodo 1 aprile – 17 maggio, si è così sviluppato.

I pezzi bagnati sono stati interamente interfogliati, operazione ripetuta più volte, provvedendo a spostare il punto di apertura delle carte per agevolare l’evaporazione. Per i pezzi dove l’imbibizione era totale è stata possibile una prima interfoliazione tra blocchi di carte per poi passare ad una più ampia ed infine ad una fatta “carta a carta” con una vigile e accorta apertura dei fogli. Tutte le operazione di cui si è appena detto sono state più volte ripetute per ogni pezzo, analizzando lo stato di necessità dei singoli registri. Una volta asciugata la documentazione è stata liberata della carta d’assorbimento e pulita; sono state poi ricomposte le buste, sostituendo le più danneggiate. Infine tutto è stato riposto in scatoloni pronto per essere ricollocato insieme alle restanti carte dell’archivio sugli scaffali della sede di destinazione, tranne i circa 150 pezzi maggiormente danneggiati che sono stati distinti a seconda del grado di danneggiamento e posti in scatoloni; si tratta di materiale non consultabile da sottoporre ad un necessario intervento di restauro prima di essere di nuovo disponibili per la consultazione.

Si può ritenere conclusa la prima fase di recupero, quella di “messa in sicurezza” di beni culturali, un lavoro molto impegnativo, faticoso, che ha fermato l’inevitabile degrado di registri e di carte che recano la storia di un territorio, ma questo intervento troverà pieno riscontro solo se l’opera avviata si completerà con il successivo restauro, almeno di ciò che è maggiormente danneggiato, per il quale è necessaria una giusta assegnazione.

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